giovedì 27 gennaio 2011

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli...


                                                                                                       

                                                                                                     [Primo Levi]

AUSCHWITZ di Francesco Guccini.

27 gennaio 1945 - 27 gennaio 2011 X non dimenticare...

Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento e di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia occupata, dove persero la vita oltre un milione di ebrei, tra cui molte migliaia di ebrei italiani.
Il Giorno della Memoria, che il 27 gennaio del 2011 celebriamo per l’undicesima volta, è stato istituito per non dimenticare la Shoah e le altre vittime dei crimini nazisti, monito affinchè quanto avvenuto non si ripeta mai più, per nessun popolo, in nessun tempo e in nessun luogo.
In Italia, la tragedia della Shoah colpì il popolo ebraico con le leggi razziali del ’38 e, successivamente, con le deportazioni, iniziate con l’occupazione nazista avvenuta dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Anche altre persone e categorie furono perseguitate dal regime, “colpevoli” di una diversità di idee, di valori, di appartenza etnica o religiosa.
Tale volontà liberticida e antidemocratica rappresentò un vero e proprio passo indietro rispetto alle conquiste e alle idee di libertà e democrazia che nel secolo precedente erano state alla base dei moti che portarono all’unità d’Italia, interruzione ventennale di un processo di ritrovata dignità e piena integrazione per gli ebrei italiani, il cui filo venne ripreso subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale.
L’Italia unita aveva significato per la minoranza ebraica l’emancipazione, la chiusura dei ghetti, l’agognata raggiunta parità con gli altri cittadini dopo secoli di emarginazione. Una libertà e una uguaglianza che appunto il fascismo negò solo pochi decenni dopo, nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, funesto presagio di quanto avverrà, tragicamente, in seguito.
Il 17 marzo del 2011 ricorreranno i 150 anni dalla proclamazione dell’Unità. Una data che ci sta molto a cuore anche perché a quel processo storico gli ebrei presero parte con forza, convinzione e passione.
In oltre due millenni di presenza nella penisola gli ebrei, quando è stato loro permesso, hanno preso parte alla vita e alla storia del Paese, con un ruolo rilevante nelle sue evoluzioni politiche, sociali, culturali. Nel caso del Risorgimento, l’adesione degli ebrei italiani fu generalizzata: vi parteciparono dall’attività cospirativa mazziniana sino alla presa di Roma. Il 20 settembre 1870 fu proprio un ufficiale ebreo piemontese a dare l’ordine di aprire il fuoco. Come ha detto la storica dell’Università La Sapienza di Roma Anna Foa, nella prolusione pronunciata poche settimane fa di fronte al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del VI Congresso dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, l’emancipazione degli ebrei fu “un momento qualificante della costruzione del nuovo Stato italiano, e lungi dal rappresentarne una sorta di conseguenza marginale, ne segnò profondamente il percorso, divenendone, con il connesso principio della tolleranza di tutti i culti religiosi e poi con quello dell’uguaglianza dei culti di fronte alla legge, uno dei pilastri basilari.” Esiste, continua la Foa, “un’intima assonanza culturale ed ideale fra ebrei ed unità d’Italia.”


A centocinquant’anni di distanza, i valori sui quali si fonda il nostro Paese, positivi da un punto di vista ebraico, rimangono validi e attuali. Basi solide in grado di garantire i diritti dei singoli, specie nelle società sempre più aperte e multiculturali che si vanno formando.
Crediamo che le radici dello Stato italiano siano profonde e nobili. Non è retorico ricordarle nel Giorno della Memoria, accanto alla occasioni di celebrazione, all’omaggio ai testimoni che ancora sono con noi e al doveroso ricordo dei Giusti: perché le ideologie totalitarie che perpetrarono la Shoah e gli altri crimini contro l’umanità durante la seconda guerra mondiale erano agli antipodi delle idee di libertà degli individui e democrazia che portarono all’Italia unita.


giovedì 20 gennaio 2011

NULLA E' IMPOSSIBILE

"Ci sono persone che preferiscono ascoltare se

stesse piuttosto che ascoltare le parole degli

altri. 

Sono persone che non si mettono in mostra 

molto spesso ma quando lo fanno ci ricordano

che quando decidi di scendere in pista, anche

se qualcuno può dubitare di te, parole come  

"non posso", "non ci riesco" o "è 

impossibile"..non esistono! 

E ci ricordano tutte le volte di continuare a 

credere che nulla è impossibile!"




martedì 18 gennaio 2011

Laura Pausini - Invece no (video clip)



Forse bastava respirare, solo respirare un pò
fino a riprendersi ogni battito
e non cercare l’attimo, per andar via, non andare via
perchè non può essere abitudine
dicembre senza te, chi resta qui spera l’impossibile.

Invece no, non c’è più tempo per spiegare
per chiedere se ti avevo dato amore.
Io sono qui e avrei da dire ancora, ancora.

Perche si spezzano tra i denti
le cose più importanti
quelle parole che non osiamo mai
e faccio un tuffo nel dolore, per farle risalire
portarle qui, una per una qui
le senti tu…pesano e si posano per sempre su di noi
e se manchi tu, io non so riperterle io non riesco a dirle più.

Invece no, qui piovono i ricordi
ed io farei di più, di ammettere che è tardi
come vorrei, poter parlare ancora ancora.

E Invece no, non ho più tempo per spiegare
avevo anch’io io qualcosa da sperare davanti a me
qualcosa da finire insieme a te.

Forse mi basta respirare
solo respirare un pò.
Forse è Tardi, forse invece no.

venerdì 14 gennaio 2011

...perché un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte..

Poi non è che la vita vada come tu te la immagini.
Fa la sua strada. E tu la tua. E non sono la stessa strada.
Così... Io non è che volevo essere felice, questo no.
Volevo... salvarmi, ecco: salvarmi.
Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri.
Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente:
il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No.
Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera.
Tu stai con loro, e ti salverai. Però troppo tardi l'ho capito.
Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile:
e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male.
E' lì che salta tutto, non c'è verso di scappare,
più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci.
Non si ne esce. Quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare.
Con tutta la forza che avevo. Mi sono fatta tanto di quel male
che tu non te lo puoi nemmeno immaginare.


Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se,
per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.
E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume
- immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.
E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente,
si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare.
Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio,
in questa terra che non vuole parlare.
Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.


Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia,
e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia
e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte.
La marea nasconde. E' come se non fosse mai passato nessuno.
E' come se noi non fossimo mai esistiti.
Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi non pensare a nulla, quel luogo è qui.
Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera.
E' tempo. Tempo che passa. E basta...



giovedì 13 gennaio 2011

martedì 11 gennaio 2011

Sveglia!

Fissi di seta
nel ventre bluastro
danzano le donne
strane fredde candele
e tu sorridi, rammentando
il futuro incerto
sveglia!
che è strana la sera
notte di coriandoli e fiori d'avorio
dormono stelle, nel profondo mare
ed è nero
ed è blu
canta il gallo
Sveglia!
svolazzano nubi raminghe
fra fili metallici
pulsanti di strane energie
invisibili all' occhio
e tu piangi, rammentando
l'infanzia passata
ricordi stesi al sole
i cappelli giullari
fra le fronde
speranza

lunedì 3 gennaio 2011

Un "Trofiaio"...

Per favore, pensate a noi. Noi che vi votiamo, noi elettori...voi dovreste essere meglio di noi. I nostri capoclasse.  Chi comanda deve essere un figo vero! Se vedo in televisione un ministro o un onorevole devo poter dire a mio figlio: " Ecco! Devi diventare capace e onesto come quello li!". Se vedo voi cosa gli dico? Gli dico: "Cambia canale, vediti i Simpson". No, perché poi gli italiani si dividono in due gruppi. Che non sono destra e sinistra. Quella ormai è una classificazione obsoleta. La separazione sta, tra quelli che gliene frega ancora qualcosa, e quelli che non gliene frega più una mazza. Che se ne sbattono le palle, scusate il francesismo. Quelli che se ne impippano strabellamente della politica senza sapere che incide più quella nella loro vita che tutte le Coppe dei Campioni messe insieme. Ecco. I nostri politici di destra e di sinistra vanno avanti grazie a quelli li, i distratti. Un branco di pingoni che potrebbero vedere un amministratore pubblico che si riempie le mutande di soldi delle tangenti o un politico che oltre a prendere la stecca si fa portare a casa tre trofie (misto tra troie e loffie) vestite da Zorro e non fanno una piega, anzi dicono: "Guarda che figo". E purtroppo questi sono la maggioranza.

                                                                                                                         Luciana Littizzetto



domenica 2 gennaio 2011

"Giocate responsabilmente"

L'unica cosa nuova in tv di questi tempi sono le pubblicità del gioco d'azzardo. Avete visto? Passa su tutte le reti uno spot con dei tipi fighissimi mezzi Bogart e mezzi tartaruga ninja intorno al tavolo che calano tris. Una pubblicità che invita a giocare soldi veri a poker. Anche li. Già il mondo è pieno di citrulli che si sparano tutta la pensione alle slot-machine, di idioti che si sono giocati alloggio, lavoro e futuro alle carte, c'era bisogno anche del poker on line? E poi scusate se rompo ancora. Se è vietata la pubblicità delle sigarette e dei superalcolici, perché deve essere permessa quella del poker? Notate che alla fine, per pararsi il derrière, appare una scritta piccolissima che dice: GIOCATE RESPONSABILMENTE. Ah bé, ci mancherebbe che scrivessero: MI RACCOMANDO, SPUTTANATEVI TUTTO. Tra l'altro è proprio tipico dei giocatori di poker sapersi fermare. Ma allora, scusate, perché non fare anche pubblicità alla cocaina già che ci siete? Basta aggiungere sotto la scrittina: SNIFFATE CON GIUDIZIO.

                                                                                                                                 Luciana Littizzetto